Sovraindebitamento: la soluzione per i soggetti non fallibili

Il concetto di sovraindebitamento, introdotto dalla Legge 3/2012 ora sostituita dal nuovo Codice della Crisi d'Impresa e dell'Insolvenza, è riferito al debitore non fallibile, cioè un cittadino o un libero professionista che non è più in grado di pagare i propri debiti.

Una legge per tutelare persone e imprese individuali

Il Codice della Crisi d'Impresa e dell'Insolvenza, entrato in vigore il 15 luglio 2022, ha di fatto sostituito la Legge 3/2012 nel regolamentare il problema del sovraindebitamento dei soggetti non fallibili.
Prima del 2012 tutti i debitori che non potevano accedere alla ex-legge fallimentare, ovvero i soggetti non fallibili, rimanevano indebitati a vita. 

Il sovraindebitamento è la condizione in cui vengono a trovarsi coloro che, consumatori o piccoli imprenditori, non riescono più a pagare i propri debiti a causa di disponibilità economiche insufficienti. 

I motivi per cui si incorre in una situazione di crisi sono i più diversi: si perde il lavoro, alcuni clienti non pagano i servizi offerti, si deve affrontare una spesa imprevista o si deve subire una chiusura della propria attività come è avvenuto in occasione dell'attuale emergenza sanitaria da covid-19.

Legge sul sovraindebitamento: cos'è?

La legge sul sovraindebitamento ha introdotto per la prima volta in Italia la nuova procedura concorsuale per i soggetti che non hanno altre possibilità di uscire dai debiti, come il consumatore, l'imprenditore agricolo, il libero professionista o la start up innovativa. 

E’ stata così introdotta la possibilità per un giudice di dimezzare o azzerare i debiti quando si verifica che il debitore non può ripagarli perché sono di molto superiori alle sue reali disponibilità.

La legge sul sovraindebitamento permette ad una persona fortemente indebitata di poter riprendere una nuova vita, senza il peso dei debiti contratti in passato, permettendogli così di riacquistare una vita dignitosa.

A chi si rivolge

Chi sono i soggetti che possono accedere alle procedure per risolvere il sovraindebitamento? Sono i soggetti a cui non si applica la ex-legge fallimentare, ora liquidazione controllata, per cui sono persone fisiche e giuridiche che:

  • sono consumatori: persone che hanno accumulato debiti esclusivamente per scopi estranei all’attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta, ma anche eredi di imprenditori defunti;
  • non svolgono attività di impresa: professionisti, artisti e lavoratori autonomi e società professionali.
    Gli iscritti ad Albi professionali come avvocati, architetti, notai e altri, non sono qualificabili come imprenditori in quanto manca un’attività economica diretta alla produzione di servizi (come previsto dall’art. 2082 c.c.).
    Anche gli artisti o attori, registi, rientrano nella categoria dei lavoratori autonomi che esercitano attività libere e non necessitano di un esame di Stato;
  • sono enti privati non commerciali: associazioni e fondazioni riconosciute, organizzazioni di volontariato, associazioni sportive, enti lirici, Onlus, etc;
  • sono imprenditori agricoli (art. 7 L. 3/2012);
  • sono una Start up innovativa;
  • sono imprenditori commerciali “sotto soglia” o che hanno cessato l’attività da più di 1 anno. Le soglie da non superare sono indicate all'art. 1 della Legge Fallimentare e sono: attivo patrimoniale complessivo annuo non superiore a 300.000 euro; ricavi lordi complessivi annui non superiori a 200.000 euro; debiti di ammontare non superiore a 500.000 euro.

Requisiti per accedere alle procedure di sovraindebitamento

Per accedere alle procedure previste dal nuovo Codice della Crisi d'Impresa e dell'Insolvenza, il debitore deve trovarsi in stato di sovraindebitamento, che è così definito:

  • un perdurante squilibrio tra gli obblighi assunti e il patrimonio a disposizione per farvi fronte; quindi una evidente difficoltà a ripagare i debiti;
  • l’incapacità di liquidare regolarmente i creditori.

Il debitore in difficoltà, con l'aiuto di un legale, deve formulare una proposta per la ristrutturazione dei debiti. Esistono ora quattro procedure tra cui scegliere:

  • il piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore (pensato solo per i consumatori);
  • il concordato minore;
  • la liquidazione controllata;
  • l'esdebitazione del debitore incapiente.

Si può procedere alle procedure anche senza patrimonio o con reddito esiguo.

E’ possibile la cancellazione dei debiti?

Sì. Si chiama esdebitazione ed è appunto la cancellazione dei debiti che non si riescono a ripagare.

In Italia questa possibilità era prevista solo per gli imprenditori fallibili, ma con la Legge 3/2012 è stata estesa anche al privato o al piccolo imprenditore escluso dalla liquidazione giudiziale (ex fallimento).

L’esdebitazione è conseguente all’accesso a una delle procedure del Codice della Crisi d'Impresa e dell'Insolvenza.

Se la procedura va a buon fine, si può ottenere l’esdebitazione. 

Nel caso del Piano del Consumatore e del Concordato minore, il debitore viene esdebitato alla chiusura delle procedure.

Nel caso della Liquidazione controllata, i debiti che non hanno trovato soddisfazione nell’ambito della procedura saranno cancellati con il certificato di esdebitazione, conseguente al provvedimento di chiusura della liquidazione o dopo tre anni dalla sua apertura (Art.282 C.C.I.I.). Non è quindi necessaria la presentazione di un’ulteriore istanza, come avveniva per la precedente Legge 3/2012.

Verrà ammessa solo se il debitore è stato diligente, non ha compiuto atti di frode verso i creditori e se ha collaborato con la procedura per il suo miglior buon fine, salvo opposizione fondata di qualche creditore.

Per quali debiti non si ha diritto all'esdebitazione?

  • Debiti che derivano da obblighi di mantenimento e alimentari;
  • Debiti da risarcimento dei danni da fatto illecito extracontrattuale, Sanzioni penali ed amministrative di carattere pecuniario che non siano accessorie a debiti estinti;
  • Debiti fiscali anche se contratti prima del decreto di apertura delle procedure del sovraindebitamento, ma successivamente accertati.

La riforma in atto: il nuovo Codice della Crisi d’Impresa

Dal 15 luglio 2022 è entrato in vigore il Codice della Crisi d’impresa e dell’Insolvenza (CCI), che prevede degli strumenti migliorativi della legge 3/2012 per favorire il contenimento del sovraindebitamento, peggiorato nel contesto della crisi pandemica del 2020, con conseguente impoverimento delle famiglie e delle imprese italiane.

E’ un testo normativo costituito da 391 articoli che riforma completamente la disciplina delle procedure concorsuali e dell’insolvenza, sostituendo la legge fallimentare (regio decreto 16 marzo 1942, n. 267) e la legge sulla composizione della crisi da sovraindebitamento (legge n. 3/2012).

Il nuovo Codice della Crisi d'Impresa e dell'Insolvenza è l’unico strumento in grado di risolvere le esposizioni debitorie di moltissime persone, permettendogli di evitare conseguenze estreme come usura o suicidio.

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